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giovedì 12 gennaio 2017
Anno IX n. 01
Nomine vescovili
Nel primo numero del
nuovo anno de L’Atrio presentiamo «Maestro dove dimori?», la
lettera pastorale di monsignor Corrado Sanguineti. La trepidazione di un padre,
la gioia di un fratello, la “gratitudine per l’esperienza di questi primi
mesi” di ministero episcopale in cui sta scoprendo “il volto bello”
della Chiesa pavese, il timore e la preoccupazione “per i compiti legati
all’essere vescovo”, il desiderio di un rapporto cordiale e fraterno con
tutti; sono le prime parole «pronunciate» dal nostro vescovo che non manca di
esprimere “un debito profondo con chi è stato pastore prima di lui sulla
cattedra di San Siro” e intende proseguire la loro opera “cercando di
leggere che cosa il Signore ci chiede, per essere sempre più fedeli al suo
Vangelo”. Dopo aver manifestato i suoi sentimenti e ricordato “il
patrimonio di fede, di vita e di sapienza” della nostra diocesi, mons.
Sanguineti puntualizza “che siamo chiamati a camminare in sintonia profonda
con tutta la Chiesa, cercando di realizzare le indicazioni e i suggerimenti che
il Signore ci dona attraverso il Papa”. Questa sua prima lettera pastorale
- afferma - nasce “dal desiderio di prestare un vero ascolto al Signore”
e “aiutare e illuminare il nostro cammino personale e comunitario”. Il
primo punto sul quale si sofferma è Da dove ripartire nel nostro cammino?
Nel cercare di rispondere a questa domanda, il vescovo invita a lasciarci “guidare
e sollecitare sia dagli orientamenti e dalle scelte che caratterizzano la vita
della Chiesa, sia dalle domande e dalle sfide che appartengono al nostro tempo”.
Richiamando gli interventi dei Papi e dei Vescovi italiani, mons. Corrado
scrive che “la ricchezza e la forza di questa coscienza che traspare in
questa mirabile sinfonia di voci” hanno lo scopo di “mettere al centro
il cuore del Vangelo”. In particolare “come Pastore della Chiesa in
Pavia” desidera raccogliere la “provocazione racchiusa nell’avvio del ricco
discorso” di papa Francesco pronunciato a Firenze e le priorità emerse nel
Convegno Ecclesiale “espresse con le cinque vie dell’uscire,
dell’annunciare, dell’abitare, dell’educare e del trasfigurare”. In un
passaggio di Essere cristiani nel nostro oggi dopo aver ricordato i “fenomeni
culturali, sociali e umani che stanno radicalmente innovando il modo d’essere
uomini” (temi che vanno dalla differenza sessuale allo sviluppo dei mezzi
di comunicazione digitale, dai problemi economici a quelli dei profughi), il
nostro vescovo s’interroga su “cosa è chiesto a noi cristiani, chiamati a
vivere in queste circostanze?” suggerendo che “può essere utile guardare
che cosa hanno fatto i primi discepoli del Signore”. Per tali ragioni nella
seconda parte, La chiamata dei primi discepoli: la strada dell’incontro,
invita a leggere “in clima di silenzio e di preghiera” il racconto “del
primo incontro di Gesù con alcuni uomini che diventeranno suoi discepoli” e
a riflettere sulla sequela attraverso la quale essi “cercano, trovano e
seguono il maestro, dimorano dove lui dimora”. Nella meditazione del brano
di Giovanni 1, 35-51 invitando a “immedesimarci con i suoi protagonisti, per
scoprire i tratti fondamentali dell’incontro con Cristo”, il vescovo
rilegge e offre spunti per cercare di vivere oggi “lo stesso incontro con
Colui che è tra noi, con il Risorto vivo e presente”. Lasciamo al lettore
«l’onere» della lettura completa della lectio su “uno dei più
suggestivi e intensi passi del quarto vangelo”. Tra le sottolineature fatte,
vogliamo citarne una: “in questa comunicazione «da persona a persona» c’è
un’immagine, embrionale di ciò che sarà ed è la Chiesa, la comunità nata dal
nucleo dei primi discepoli, un’autentica e ininterrotta catena di testimoni,
che è giunta fino a noi, e di cui noi diventiamo parte e protagonisti”.
Nella terza parte, Vivere oggi l’incontro con Cristo, mons. Sanguineti
indica le “vie per le quali oggi Cristo si fa incontro a noi” offrendo
prima orientamenti e poi suggerimenti per una loro attuazione e verifica nelle
comunità. La prima strada indicata “è la Chiesa, la comunità dei suoi
discepoli” rilevando che “non esiste vita cristiana, in senso compiuto,
senza vita ecclesiale, senza un’appartenenza reale e storica a una comunità”
e che “tutto quello che facciamo e proponiamo, nella nostra diocesi, nelle
parrocchie e nelle unità pastorali, nei vari gruppi ecclesiali, dovrebbe
tendere a far vivere un’autentica esperienza di Chiesa”. “Un’altra via
fondamentale per vivere oggi l’incontro con il Signore - scrive il vescovo
- è l’ascolto della Parola di Dio” ricordando l’importanza della pratica
della lectio divina come “applicazione quotidiana alla Scrittura per
meditarla, pregarla e metterla in pratica”. La terza via indicata è
l’Eucaristia, “cuore della fede cristiana” e “sintesi del mistero
della salvezza, centro di tutta la vita liturgica e sacramentale”. Mons.
Sanguineti si sofferma sulle tre forme “con le quali noi possiamo vivere la
grazia di questo sacramento” e farne “una via privilegiata per vivere oggi
l’incontro con il Signore”. La prima è l’Eucaristia celebrata
rilevando che “dovremmo riscoprire non solo la partecipazione
all’Eucaristia, come «cuore della domenica»”, ma avere anche “la libertà
e il coraggio di mettere davvero la Messa della nostra comunità al centro della
nostra vita, delle nostre famiglie, del nostro modo di vivere il giorno del
Signore”. La seconda è l’Eucaristia ricevuta il cui culmine “è
l’assunzione del pane e del vino” esortando a “riprendere una coscienza
più viva del dono immenso offerto a noi nel gesto della Santa comunione”
perché “è incontro con la persona di Cristo che viene a dimorare in noi”.
Infine ne l’Eucaristia adorata invita a “avere più coraggio e più
pazienza nell’imparare l’arte dell’adorazione” ed esprime un desiderio e un
sogno: “sarebbe un grande dono per tutta la diocesi se, in qualche chiesa di
Pavia, potesse prendere vita l’adorazione eucaristica ininterrotta, notte e
giorno, con il coinvolgimento di presbiteri, religiosi e religiose, laici di
tutte le comunità”. L’ultima via indicata “per vivere oggi l’incontro
con Cristo” è quella della carità. “Se ci lasciamo ferire e inquietare
dalla sofferenza e dai bisogni dei fratelli - scrive il vescovo -, se
sappiamo condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo, scopriremo che davvero
nei poveri, noi possiamo toccare la carne sofferente di Cristo” invitando a
farsi carico “dei bisogni di tante persone, spesso ai margini, senza volto e
senza voce, nella nostra società” e “essere disponibili, come persone e
come comunità nelle varie forme di carità e di volontariato”. Nel capitolo
finale, Per concludere…, mons. Corrado Sanguineti ribadisce che
per Incontrare Cristo oggi occorre “ripartire da ciò che è essenziale
nella nostra vita, l’incontro con l’avvenimento di Gesù Cristo, Signore risorto
e vivente” esprimendo l’auspicio che queste sue proposte “possono essere
utili per un primo tratto di cammino” e “con il desiderio di essere
sempre più una comunità di discepoli e amici del Signore, che rendono
testimonianza alla gioia della fede e alla bellezza del Vangelo”. Le
indicazioni contenute in «Maestro dove dimori?» sono le prime concrete
proposte pastorali del nostro vescovo per “formare per sé un popolo puro che
gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone”. La lettera è ora
«consegnata» alla Chiesa pavese per la lettura e la recezione.
Corrado Sanguineti
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