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giovedì 16 febbraio 2017
Anno IX n. 06
Assemblea diocesana di Azione Cattolica
A due anni dall’uscita
di una raccolta di conversazioni e interviste di Mario Rigoni Stern da lui curata
(Il coraggio di dire no), Giuseppe Mendicino ha scritto la biografia
dello scrittore di Asiago: Mario Rigoni Stern pubblicata da Priuli &
Verlucca. Il dettagliato lavoro di Mendicino si dipana, grazie anche al “partecipe
aiuto della famiglia, che tra l’altro ha fornito la maggior parte delle
immagini, sovente inedite”, in tre ambiti che si intrecciano: la vita
dalla nascita (1 novembre 1921) alla morte (16 giugno 2008); le guerre
combattute sui fronti di Francia, Albania, Russia e la prigionia trascorsa in
un lager tedesco; i libri e la carriera letteraria intrapresa quando “tornato
a baita ha iniziato a raccontare le sue esperienze”. La biografia inizia
con Infanzia e giovinezza ad Asiago (1921-1937), prosegue con Gli
anni da alpino sciatore-rocciatore (1938-1939) ed entra con In guerra:
dalle Alpi al fango dell’Albania (1940-1941), La steppa e la neve, La ritirata
di Russia, La prigionia. Il ritorno (1945-1950) nella fase più drammatica
dell’esistenza di Rigoni Stern nella quale sono ripercorse, seguendo il
racconto di quanto ha narrato nei suoi libri più famosi, le vicende da lui
vissute durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Il sergente nella
neve, Il secondo libro. Le grandi amicizie, Scrittore a tempo
pieno; gli anni Settanta, Ritorno sul Don, Storia di Tönle, Scrivere per
ricordare (gli anni Ottanta e Novanta) sono i capitoli nei quali Mendicino
fa conoscere Mario Rigoni Stern scrittore: dal suo esordio mentre ancora
esercitava un altro lavoro all’attività a tempo pieno. Soffermandosi sui libri
e le loro fortune editoriali, il curatore evidenzia che tutti “sono
scaturiti dal vissuto personale e da temi concreti di quotidiana esistenza,
scritti con il desiderio di non dimenticare … narrati con sobria maestria e
rara semplicità” e caratterizzati dal “forte legame etico del suo essere
montanaro, solido e coerente, verso la natura, contro le ingiustizie e le
prepotenze”. Di quell’intenso e proficuo periodo, Mendicino ricorda il
rapporto dello scrittore di Asiago con Elio Vittorini, Giulio Einaudi, Italo
Calvino, l’amicizia con i vecchi compagni di guerra Nelson Cenci e Cristoforo
Moscioni Negri e quella con i nuovi amici Primo Levi e Nuto Revelli, Emilio
Lussu e Tina Meriln, non mancando di menzionare alcuni indimenticabili
personaggi dei suoi libri (Tönle Bintarn, Giacomo e accanto a questi ci
piace ricordare anche Bepi il richiamato del ’13 e Romedio il samaritano
nell’inferno). Infine in Vita sobria in Valgiardini e L’ultimo dono di
Mario Rigoni Stern, Mendicino dà conto degli ultimi anni di vita dello
scrittore annotando che “era consapevole di aver vissuto le avventure e i
sogni della giovinezza, di aver lottato e resistito in guerre e in prigionia,
di essersi creato una famiglia, di aver scritto buoni libri, di aver preso
posizione quando non sarebbe stato giusto e serio tacere” e convinto “di
aver vissuto veramente, di non essersi lasciato impietrire dalla lenta nevicata
dei giorni”. Come chiusura ci serviamo, condividendole, delle parole di
Giuseppe Mendicino perché colgono bene lo spessore umano, morale e letterario
di Mario Rigoni Stern, messi in luce con competenza e passione in questa sua
bella e completa biografia arricchita da tante fotografie. Scrive il curatore: “Rigoni
era un narratore non un romanziere, le sue pagine raccontano storie e fatti
vissuti direttamente o appresi da altri” e nei suoi libri “ha sempre
evitato di inserire commenti, messaggi o spiegazioni, ma tra le righe il
lettore attento può cogliere profonde riflessioni sull’etica e sulla natura”.
E ancora: “era un grande scrittore ma anche un uomo di altissima coscienza
morale … aveva la forza e la sensibilità di indignarsi fortemente quando vedeva
prevalere l’ingiustizia tra gli uomini e la speculazione distruttrice
dell’ambiente naturale … detestava i retori e i demagoghi, i prepotenti e i
disonesti”; per questo “la sua eredità letteraria, civile e morale, che
trascende tempi e luoghi, continua a coinvolgerci ancora oggi”.
Giuseppe Mendicino
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