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giovedì 17 marzo 2016
Anno VIII n. 11
Venerdì 18 marzo la Via Crucis
cittadina
Sulla prima pagina de
"il Ticino" di venerdì 18 marzo, il titolo della prima pagina è
"Pavia, Piazza Duomo chiusa alle auto. Il progetto della giunta. Ambulanti
contro il trasferimento del mercato". Al tema sono dedicati servizi e
interviste all'interno del settimanale.
Riveduta e ampliata è di
nuovo disponibile la Guida Storico-Artistica della Città di Pavia,
scritta negli anni ’70 da Flavio Fagnani. Curata da Walter Vai, la Guida
è pubblicata sempre dall’editore Luigi Ponzio & figlio in un’elegante veste
grafica e con un ricco e aggiornato corredo di dati, informazioni e fotografie.
“Ho perso memoria di quando uscì la prima edizione”, scrive Aldo Ponzio,
precisando che la nuova ha conservato - quale “testimonianza storica e
riferimento alle radici” dell’opera originale del Fagnani - la prefazione
di Cesare Angelini e l’introduzione di Giuseppe Aleati. “Non conosco lettura
più divertente di quella di una guida”, afferma don Angelini, perché “i
palazzi, le chiese, i monumenti fra cui viviamo e che vediamo ogni giorno
girottolando per le nostre strade, ce le racconta come tante storie, magari con
aria di favola; ce ne dice l’età, le vicende, gli splendori o le miserie, che
sono poi della famiglia e dell’epoca; ce ne scopre la vita segreta, ne esalta
le bellezze palesi”. Nella sua compiuta e precisa introduzione, Giuseppe
Aleati fornisce le notizie storiche essenziali per “prepararci meglio a
vedere nascere i monumenti e le chiese e le torri di cui si parlerà”. Dopo
le voci di Angelini e Aleati quella del curatore invita a osservare “l’acciottolato
lustrato dalla pioggia, il fremente volo degli uccelletti tra i tetti rossi, la
cuffia innevata del Duomo”; ascoltare “il vibrante suono delle campane
del Carmine, i vicoli carezzati dal vento, i silenzi dei voltoni”; scoprire
“i giardini nascosti, l’occhio avveduto delle torri, l’indugiare della
nebbia in piazza Grande, il paesaggio del borgo basso”, non dimenticando
uno sguardo poetico al “ceruleo Ticino, incorniciato dal ponte Vecchio, dove
le vampe di sanguigni tramonti ardono tra le nuvole”. L’itinerario inizia
con il capitolo (nuovo) sulla Certosa di Pavia e tutto ciò che riguarda
“l’impareggiabile monumento dedicato alla Madonna delle Grazie”. Sono
poi presentati i Monumenti civili e le loro peculiarità artistiche a
iniziare dal Broletto per proseguire con il Ponte coperto, le torri, il
Castello Visconteo e di Mirabello, l’Università, il Teatro Fraschini, la Statua
del Regisole e il Monumento alla famiglia Cairoli. È poi la volta dei
Collegi: Castiglioni-Brugnatelli, Borromeo, Ghislieri e Cairoli. Segue
l’ampia sezione dedicata alle Chiese. Si parte con il Duomo, per passare
a San Michele Maggiore, San Pietro in Ciel d’Oro, il Carmine, San Francesco
Grande, San Teodoro, San Gervasio e Protasio, San Lanfranco e via via tutte le
altre chiese della città di cui sono fornite le informazioni storiche,
artistiche e religiose. La parte dedicata a Case e Palazzi ne accoglie,
come scrive Angelini, “oltre una ventina, che portano ancora il nome di
illustre famiglie, rivelando la meravigliosa nobiltà cittadina dei secoli
andanti”, facendo notare che sono “come monumenti, ma non monumentali:
fatti piuttosto su misura d’uomo; quasi tutti di stile barocco o roccocò, che
si fanno guardare con piacere, e rilevano il garbo e il gusto e l’urbanità di
una volta”. Sono poi proposti quattro Itinerari per visitare Pavia
(Medioevale, Rinascimentale, Cardo e Decumano Romano) cui segue la nuova
sezione dedicata “ai più curiosi, a coloro che vogliono entrare nell’essenza
della città e che desiderano visitare l’altra Pavia”. In essa si trovano
notizie su “torri, porte, vie, piazze, macchiette di un tempo”, aneddoti
e leggende, il dialetto e i suoi interpreti e tutto quello “di pertinenza
della cornice dorata della città”, vale a dire “i film, i giornali, le
radio, i gruppi musicali, i personaggi importanti che visitato la città o che
ci hanno vissuto o ci vivono, le macchiette di un tempo” e molto altro
ancora. Nel tentativo di far percepire quel che il curatore definisce
“l’atmosfera pavese”, si può così conoscere “la Pavia che è andata in
parte perduta o che si sta perdendo, che sfugge agli occhi degli indifferenti”
e che non si vuole “fare annegare nell’oceano del tempo o nei fiumi
dell’oblio”. Al termine della lettura di questa bella ed esaustiva Guida,
le sensazioni sono le medesime provate da Cesare Angelini e finemente vergate
nella già citata prefazione: “la vecchia casa, scalcinata e sola che prima
guardavamo come un rudere, finisce per parerci una reliquia; se poi si tratta
di monumenti solenni – il Carmine, il Duomo, Ciel d’Oro – dopo la spiegazione
che ne ha fatto la guida, ci senti meglio respirare Iddio”.
Walter Vai (a cura di)
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