Sul grande web le piccole cose contano molto
giovedì 24 marzo 2016
Anno VIII n. 12
Il pontificale di Pasqua in Duomo con
il vescovo Sanguineti
Gli uffici della Curia Vescovile
rimarranno chiusi per le festività pasquali da giovedì 24 a martedì 29 marzo.
Riapriranno
mercoledì 30 marzo 2016.
Sul numero de "il
Ticino" nelle parrocchie della diocesi di Pavia e nelle edicole di tutta
la provincia a partire da venerdì 25 marzo, il titolo della copertina è
"Edilizia pubblica a Pavia. Aler recupera 132 alloggi".
Nella collana Pretesti
dell’editore salentino Manni è uscita Dei pensieri la condensa raccolta
di poesie in dialetto pavese, con traduzione in italiano, di Davide Ferrari.
Nato nel 1983 a Pavia, Ferrari ha già al suo attivo La cenere dei bordi ed
Eppure c’è una meta per quel fiato di universo e si occupa di teatro,
scrittura creativa e formazione presso enti privati e pubblici tra cui la Casa
Circondariale di Pavia e quella di Voghera, dove dirige la compagnia teatrale
Maliminori. L’autore ricorda come “nonostante la rapidità della prima
stesura, queste pagine sono il frutto di tre anni di lavoro, di ripensamenti,
di incontri e confronti senza i quali le poesie non avrebbero la stessa
fisionomia”, precisando che “sono scritte in dialetto pavese nella
variante di Lardirago” e dedicate “a Ersilia, maestra sensa scola”
che “gli ha insegnato nei primi anni di vita questa lingua meravigliosa”.
Nella prefazione Franco Loi afferma che “la prima cosa che colpisce di
questo libro è la scelta del titolo per la precisione nel delineare
qualcosa che ha a che fare con la poesia”, la sola che offre “una
possibilità per provare a liberare l’inconscio, che si condensa di fronte a
noi” e consente “di nominare la realtà, di dare voce a tutto ciò che
l’uomo vive dentro e fuori dalla propria coscienza”. Paragonando la propria
esperienza di poeta con quella di Ferrari, Loi afferma che “in queste poesie
viene presentata la vita così com’è, nel suo farsi, nei luoghi dove le persone
sono ciò che sono – nei bar, nelle osterie, nelle chiese, nei campi, nei cimiteri,
sulla strada – e con la loro lingua trovano un rapporto con la realtà” e
questo perché Ferrari “conosce profondamente” sia la lingua pavese sia
la materia con cui lavora. Basterebbe quanto scritto da Loi a certificare la
bontà e la qualità della silloge di Davide Ferrari. A beneficio del lettore e
nel tentativo di fare a nostra volta «condensa» dei quaranta componimenti,
offriamo qualche flash delle tre parti tematiche in cui è suddivisa la
raccolta. Lo faremo riportando nella traduzione italiana alcuni frammenti delle
poesie, avvertendo chi le leggerà direttamente in dialetto avrà un supplemento
di gusto e di sapore. Delle tredici liriche raccolte nella sezione Al temp spicca
la riflessione “[…] il tempo è come / un brutto cliente: / ha sempre ragione
lui. / Siamo noi che facciamo gli sforzi / per tenerlo in vita dentro i pugni,
/ negli occhi della gente che passa, […] Gli diamo in mano la vita / ma
è meglio lasciar perdere. / È cosa nostra, invenzione e colpa […] è niente, ma
ci fa fare la corsa”. Per cogliere in pienezza l’essenza degli scritti
della sezione I sänt (la più corposa con i suoi diciannove scritti)
occorre fermarsi prima a meditare sui versi di T.S. Eliot che li introducono
(discorso valido anche per le altre parti, ma qui con maggior forza): “Comprendere
/ il punto di intersezione del senza tempo / col tempo, è un’occupazione per
santi” perché, come evidenzia Loi, ognuno di questi brevi monologhi “lascia
affiorare la profondità degli interrogativi sul senso del tempo attraverso le
parole in lingua pavese in cui le persone si riconoscono e trovano il legame
con la natura e la vita”. Nella galleria di questi «santi» spicca la figura
del cliente abituale dell’osteria che “sembra un santo, lì fermo / con il
bicchiere in mano, / a buttare il naso di qua e di là / come per sentire /
l’odore dell’eternità” e il tributo al luogo simbolo e culla di molte
poesie: “Chissà se Freud non ha mai pensato di fondare / la sua scienza qui,
nel bar di Lardirago. / Di sogni e casi strani lì ce ne sono a volontà. / […]
Non mi nascondo nei libri o nelle spiegazioni: / io non ho mai studiato, ma ho
capito / che ci sono cose che non si possono spiegare. / Il problema non è
correre per stare davanti / o, alle volte, restare anche indietro. Il problema
/ è fidarsi e mettere il naso nelle cose, giù / in profondità. / E più il buco
è profondo / e meno il tempo fa fatica a fare / il suo corso”. Infine degli
otto componimenti de La mort, di rilevo sono i versi “Ho sempre la
morte davanti agli occhi / e invece tutte le notti in dormiveglia / mi rendo
conto che è già alle mie spalle. / È il giorno passato che è Morte / e tutti
gli altri prima di quello. / Il resto è il vuoto tra le stelle”. Una bella,
piacevole e gradita sorpresa Dei pensieri la condensa, non solo per la
freschezza dello stile, la pungente ironia e la scapigliata arditezza di alcune
libertà poetiche, ma soprattutto, come scrive Franco Loi, per la “grande
attenzione alla vita” e la capacità di Davide Ferrari di saper indagare “ogni
particolare rapporto della propria esistenza” condensarlo e offrirlo “in
maniera acuta e sottile” a “chiunque sia attento al rapporto con le cose
e con le persone”.
Davide Ferrari
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