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giovedì 28 aprile 2016
Anno VIII n. 17
La solidarietà nel lavoro è
l'espressione della misericordia
Sulla prima pagina de
"il Ticino" nelle parrocchie della diocesi di Pavia e nelle edicole
di tutta la provincia da venerdì 29 aprile, il titolo della copertina è
"Trivolzio in festa per San Riccardo. Domenica 1 maggio il pontificale con
il Vescovo". Alla Festa di San Riccardo Pampuri, che vedrà la presenza di
mons. Corrado Sanguineti, sono dedicate due pagine all'interno del settimanale.
La casa editrice Sellerio
ha raggiunto un nuovo traguardo: i trecento titoli de Il divano.
Inaugurata nel 1989, la collana deve il nome al termine persiano «Diwan» che
era sia il libro delle rime del poeta sia il sofà sul quale giacevano i
ministri del re. L’editore palermitano l’ha mutuato in ambito librario per
significare che i volumi pubblicati in questa parte del proprio catalogo
intendono “evocare le meraviglie dell’ozio, quando la mente, avventurandosi
nelle speculazioni dell’intelligenza, si libera ai sogni e alla fantasia”.
La raffinata veste grafica, il piccolo formato e l’originalità degli argomenti
sono gli altri «ingredienti» di queste vere e proprie chicche letterarie e
inesauribile miniera per chi ama i libri e la lettura. Tra i titoli usciti ci
piace ricordare L’arte di tacere, Il violino di Faenza, La fermezza del
saggio, Zanzare, Elogio del caffè, Tacchino farcito, Elogio agli
amanuensi, Padania o cara, Storie di animali, Milano ancora ieri. Per chi
desidera conoscere tutti gli altri, basta consultare il sito http://www.sellerio.it/it/catalogo/Divano. Per onorare e
festeggiare l’importante evento segnaliamo tre opere fresche di stampa. La
prima è il numero trecento: La guerra piace a chi non la conosce di
Erasmo da Rotterdam. In questa “lunga e appassionata riflessione sulla
guerra” il grande umanista cristiano affronta la questione se “la guerra
può essere giusta” e “la violenza può essere giustificata”. Eramo lo
fa mettendo in campo una serie di argomentazione e affermando che “la guerra
giusta semplicemente non esiste” poiché “ciò che si conquista con la
violenza, lo si perde nello stesso modo”. “Di fronte al meccanismo più
perverso e distruttivo escogitato dalla mente umana – osserva il curatore
Davide Canfora – l’unico antidoto possibile, dal punto di vista del letterato
e sacerdote Erasmo, è rappresentato dalla parola”. Per un buon uso della
vecchiaia è una raccolta di pensieri di Renata Pucci di Benisichi,
narratrice, giornalista, insegnante e traduttrice non nuova a questo genere di
“libretti dotati di silenzioso e vasto successo” in cui ha saputo
fermare "cose viste, luoghi e stravaganze appartenenti al suo piccolo e
immenso mondo di nobildonna siciliana” e cogliere “osservazioni
sorridenti e acute di intelligenza su oggetti e situazioni in ombra delle
giornate di tutti”. In questo prontuario ad uso di “coloro sono in
procinto di entrare in questa nuova fase della loro vita” dove “tutto va
accettato, preso, spremuto, goduto”, Renata Pucci di Benisichi dispensa
riflessioni sulla vecchiaia “dal sapore stoico”. Di questa acuta e
ficcante “ filosofia minima che colpisce per il tono sincero, a tratti
spietato, e per il sottile humor” riportiamo due folgoranti passaggi: “con
moderazione, coltiva l’orgoglio di essere vecchia: tu hai vissuto a lungo,
traendo gioie e stimoli dalla vita che ti è trascorsa fra le mani” e “poiché
quell’età, quel tempo che dovrà venire, verrà con certezza, e non puoi
combatterla né vincerla: porgile la mano con un finto sorriso ingannatore. Ma
non arrenderti inerme, o lei ti sbranerà”. Sull'orlo del precipizio
è il titolo del libro di Antonio Manzini che in forma di romanzo racconta “cosa
succederebbe se tutte le principali case editrici italiane si trovassero
raggruppate sotto un’unica sigla”. Protagonista è Giorgio Volpe, scrittore
di successo che vede trasformare il suo mondo nel giro di pochi giorni quando,
alla consegna del suo nuovo romanzo, scopre che una cordata d’investitori ha
inghiottito la sua casa editrice. Coinvolto suo malgrado in un’imbarazzante e
inaspettata impasse professionale, lo scrittore cerca “una via di fuga
editoriale come un uomo che annega cerca l’aria”. Nell’affannosa e tormenta
ricerca di una soluzione, lo scrittore si rende conto che “la propria
libertà di espressione è messa in discussione” e questo lo porta
inevitabilmente ad “affondare nel grottesco e nell’angoscia la propria vita”.
In questa “satira spietata ed esilarante”, Antonio Manzini ha scritto “un’utopia
negativa alla Fahrenheit 451, dove è il mondo dei libri a bruciare se stesso e
non un potere esterno”.
Erasmo da Rotterdam
Renata Pucci di
Benisichi
Antonio Manzini
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